Recensione: "Di Tutte le Virtù" di Virginia Dellamore

Buongiorno!
Torno di nuovo in questi lidi, come promesso prima della fine del mondo. Qui oggi c'è un clima da metà novembre e invece siamo a metà maggio...Va bè, meglio non pensare alla primavera in esilio e concentrarci sul libro di cui voglio parlarvi oggi. Si tratta di "Di tutte le Virtù", di Virginia Dellamore, pseudonimo della più nota autrice Amabile Giusti. Pronti a tuffarvi in un mondo di nastri e crinoline?
Iniziamo!



TITOLO: Di tutte le virtù

AUTORE: Virginia Dellamore

CASA EDITRICE: More Stories

DATA DI USCITA: 22 Aprile 2019

GENERE: Romanzo storico

CATEGORIA: Regency

NARRAZIONE: Terza persona, narratore esterno

TRAMA: Prudence Darcy non fa onore al proprio nome: è ribelle, caparbia, impulsiva e desiderosa di vivere intensamente. La madre fa di tutto per tenere a freno le sue stravaganze e ha imposto a lei e ala figlia maggiore, la dolce e bellissima Hope, di conquistare due facoltosi partiti e fare due matrimoni eccellenti. Ma Prudence è anticonformista anche in questo: ben lontana dal temere la povertà e il disprezzo sociale, non desidera sposarsi per interesse e anzi, non desidera sposarsi proprio. Il matrimonio, ne è certa, la priverebbe della libertà di cui ha bisogno più della stessa aria. E' con spirito spericolato, dunque, che Prudence si appresta ad affrontare la sua prima Stagione a Londra. Vuole divertirsi il più possibile, vedere luoghi nuovi e conoscere gente interessante, prima di tornare alla quiete del suo piccolo villaggio nel Derbyshire. Durante una festa in maschera al Vauxhall Gardens, la sua fame di avventura pare trovare pane per i propri denti. Lì, infatti, incontra un uomo affascinante che la incuriosisce molto. Subito avverte una profondo affinità fra di loro: entrambi giovani, entrambi squattrinati, entrambi bisognosi di evadere da una vita di regole e rinunce. Se Prudence credesse al colpo di fulmine e non fosse scettica riguardo all'amore in generale, penserebbe quasi di aver perso la testa per il misterioso sconosciuto dagli occhi blu, di cui conosce il nome, Lawrence, e poco altro. Ma Lawrence non è chi ha detto di essere. Non si chiama neppure Lawrence e non intende rivelare a nessuno la sua vera identità: quella di Lord Terence Auckland, un duca tutt'altro che povero, con molti ragionevoli motivi per voler mantenere l'anonimato. Sullo sfondo di una Londra Regency allegra e gaudente, durante una primavera contraddistinta da imprevisti ora divertenti ora pericolosi, la storia di un legame inaspettato e inaspettatamente forte fra due anime più simili di quanto avrebbero immaginato. Potrà però un'amicizia nata da una bugia trasformarsi in amore?



Ammetto di aver scoperto che Amabile Giusti scrivesse anche romanzi storici solo grazie a questo libro, prima ignoravo che lo pseudonimo di Virginia Dellamore corrispondesse a lei, quindi l'ho scoperta come autrici di storici grazie a Di Tutte le Virtù. Da grande appassionata del genere e, come parecchi di voi già sanno, da immensa fan di Jane Austen, non ho resistito e ho ordinato il libro cartaceo lo stesso giorno dell'uscita. Pur sapendo perfettamente che le dinamiche storiche dell'epoca non permettono grandi sviluppi di trama, quella descritta nella quarta di copertina del libro di Virginia mi ha incuriosita parecchio e non nego che speravo di ritrovare un po' di quell'ironia e della freschezza che tanto amo nei romanzi della Austen. Sarà un mio difetto ma in ogni Regency spero sempre di ritrovare un po' il tocco della cara zia Jane.
Devo ammettere che lo stile adottato da Virginia ricalca perfettamente i Regency austeniani, i dialoghi sono molto credibili e le descrizioni di Londra sono curate e precise ma mai noiose. La ricostruzione storica è perfetta, ci si immerge completamente nell'epoca della Reggenza senza forzature e Virginia è stata attenta a tutti i particolari, descritti con cura. 


Fatti i dovuto complimenti alla scrupolosità dell'autrice, ciò che mi ha lasciata un po' perplessa è stata la caratterizzazione dei due personaggi principali, Prudence e Terence. 
Per quanto riguarda l'eroina, leggendo la trama, ho pensato che avesse davvero le potenzialità per gareggiare con le più famose eroine della letteratura classica: anticonformista e ribelle, vuole sovvertire le regole imposte dalla società. Ebbene, tutto questo è vero, c'è davvero tutto questo nel romanzo ma forse è un persino un po' troppo. Se all'inizio avevo molte aspettative su Prudence, andando avanti con la lettura, talvolta il suo spirito eccessivamente avventuriero mi ha infastidita: ok il voler essere anticoncezionale ma certe vicende raccontate mi sono sembrate spesso troppo borderline (mi viene in mente, fra tutte, il suo intrufolarsi di nascosto in un bordello) e certi comportamenti e risposte che dà a sua madre risultano poco credibili, perché semplicemente, a mio avviso sarebbero stati inammissibili per l'epoca. 



Allo stesso modo, Terence, il Duca di Auckland, nello sviluppo della storia mi è risultato un po' inconsistente. Mi è parsa chiara la volontà dell'autrice di voler sottolineare la crescita del personaggio, in tutto il romanzo è quello che cambia di più la sua indole e il suo carattere, il punto è come questo avviene. Terence è un duca spaventato, quasi senza spina dorsale nei primi capitoli, completamente tenuto in pugno da sua nonna, la temutissima e rispettatissima Lady Auckland, che riesce a governare sul nipote in ogni aspetto della sua vita, stilando addirittura una lista con le caratteristiche che la sua futura moglie dovrebbe avere. Da dopo l'incontro con Prudence sotto mentite spoglie, urge in lui la necessità di prendere coscienza di sé, peccato che questo non accade gradualmente nel corso dei capitoli ma ci ritroviamo da un duca titubante e indeciso se continuare a farsi comandare da sua nonna o venir finalmente fuori, a un coraggioso nobile che si mette a pedinare la dama per cui inizia a provare qualcosa, tanto che è l'unico a salvarla da un conte bruto e viscido che vuole approfittare della sua virtù. Questo fa apparire Terence come poco credibile e viene meno, a mio avviso, il tuttotondo che si voleva trasmettere.


Più convincenti i personaggi secondari: Hope incarna la fanciulla tipicamente Regency che comunque dimostra di avere carattere e riesce a sposare l'uomo che ama; Lawrence è indubbiamente il mio personaggio preferito, probabilmente avrebbe meritato un romanzo tutto suo e invece viene accoppiato con Hope, presumo per esigenze di trama. Un libertino, dandy e anticoncezionale come lui viene alla fine imbrigliato nelle regole fitte di una società e sposa la sorella di Prudence per amore. Un po' troppo di fretta, anche in questo caso.
Ovviamente, menzione speciale merita Lady Auckland, che da patita di Orgoglio e Pregiudizio, non ho potuto non paragonare con la terribile Lady Catherine De Bourgh.
La trama è ben strutturata, anche se il plot-twist sembra non arrivare mai.
Insomma, sicuramente un romanzo piacevole, che si legge con facilità e scorrevolezza. Mi aspettavo però qualcosina di più, soprattutto dai protagonisti. Di certo darò a Virginia Dellamore un'altra occasione, adoro troppo il modo di scrivere di Amabile Giusti per non dare una seconda possibilità anche al suo alter ego storico.

VOTO:

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